COMUNICATO STAMPA: DON RENATO LASCIA OPERA

Opera, 29 agosto 2007.
E’ giunto il momento per Don Renato, il parroco di Opera che sfidò i cittadini che non vollero il campo nomadi in paese, di levare le ancore e partire per un’altra destinazione.
Il rapporto degli operesi con la Chiesa non è più lo stesso da quella sera del 21 dicembre dello scorso anno quando, a suo dire, il prete in bicicletta dinanzi alle fiamme vide “donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano” macchiarsi di una terribile colpa, quella di voler impedire che arrivasse in paese un campo nomadi con il beneplacito del Sindaco Alessandro Ramazzotti e del Parroco stesso.
La cronaca ricorda come quella sera fu vissuta intensamente dal paese e come una pacifica protesta, esasperata dall’arroganza del Sindaco e delle istituzioni, raggiunse il culmine della sua veemenza con il rogo delle tende che la protezione civile aveva cominciato a montare al mattino.
Per quei fatti si sono appena concluse le indagini preliminari e vi è l’attesa del rinvio a giudizio per il Consigliere Comunale della Lega Nord Ettore Fusco, considerato la mente dell’operazione, e per otto cittadini operesi accusati di danneggiamento, devastazione, occupazione di suolo pubblico, associazione a delinquere, interruzione di pubblico servizio ed altri capi d’imputazione correlati. Fece molto scalpore in paese il blitz dei Carabinieri che all’alba sorpresero molti operesi per perquisirne le proprie abitazioni. Tra questi la famiglia di Fusco con due bambine piccole e la moglie in attesa del terzo figlio.
Dopo i fatti di fine dicembre e l’incendio delle tende ebbe inizio il Presidio dei cittadini che, con la loro presenza, imposero alle istituzioni la breve durata del campo nomadi. Una volta appurato, nei fatti, che dopo due mesi non scemava la tensione né la costante presenza di operesi, giorno e notte davanti al campo, i nomadi furono costretti a raggiungere altre destinazioni sempre gestite da Don Colmegna che, in seguito, allontanò molti di loro facendoli tornare in campi abusivi per le intemperanze protratte in palese violazione del patto di legalità da loro sottoscritto.
Nel frattempo la parrocchia di Don Renato perdeva fedeli di giorno in giorno proprio per la decisa presa di posizione del parroco non condiviso dai suoi parrocchiani. Ettore Fusco giunse ad invitare pubblicamente, anche dalle pagine del Corriere della Sera oltre che sulla stampa locale, gli operesi a boicottare le messe e ad attuare uno sciopero dell’offerta in chiesa che, effettivamente, diede i suoi risultati. Così Don Renato, dopo aver fatto scappare i fedeli nella Chiesa periferica di Don Michele, parroco operese da sempre, prese la decisione di concerto con i suoi superiori di andare altrove a cercare migliore fortuna.
Le azioni che i parrocchiani non hanno mai perdonato a Don Renato sono state l’arroganza con cui ha impedito che nella messa di Natale gli operesi si potessero scambiare il segno della pace ed il volantino a sua firma in cui li definiva alla stregua di Erode, di Hitler e del Klu Klux Klan.
Un’esagerazione, la sua, dettata forse da interessi tutt’altro che legati alla fede ma, piuttosto, alla gestione degli aiuti ai nomadi, che ha pagato con l’indifferenza e l’apatia degli operesi nei suoi confronti. Oggi Don Renato, il Parroco che legge il Manifesto, lascia Opera riconsegnando alla Fede ed al Parroco che lo sostituisce l’anima dei parrocchiani operesi che torneranno ad affollare la Chiesa intitolata ai Santi Pietro e Paolo come prima di quel 21 dicembre dell’anno scorso.